Gabiano: Un Paese, La Sua Storia

Una bella panoramica del paese di Gabiano

Una bella panoramica del paese di Gabiano

Gabiano, un comune che porta nel suo territorio la testimonianza della presenza di diversi popoli: Celti, Romani, Germanici.  Sicuramente la civiltà romanica inserì anche Gabiano nel percorso che congiungeva Vardacate (Casale Monferrato) ad Industria tanto che,  ove sorge la chiesa di San Pietro, fu rinvenuta una colonna miliaria, nel lontano 1774,  di epoca romana; su di essa si leggeva la seguente scritta: “Imperator Valerius Diocletianus Invictus Augustus A.E.M.P.C. Valerius Maximus Herculis Invictus, Augusto Valentiniano instante. – Valentiniano e Valente victoribus ac triumphatoribus semper Augustis bono R. natis” e databile alla seconda metà del IV sec. d.C. (la colonna è ora custodita nel Museo Leone di Vercelli). Ma perché il nome Gabiano? Sembra che tale toponimo sia derivato dal gentilizio romano Gavius; tale indicazione troverebbe conferma in una iscrizione rinvenuta proprio ad Industria (Monteu da Po) nella quale si parla di un certo Caio Avilio L.F. Pol. Gaviano. Vi sarebbe però anche un’altra teoria storica sul nome del paese (non raccolta dalla maggior parte degli studiosi) in cui il nome Gabiano deriverebbe dallo stanziamento di una tribù Ligure i Gabieni presente anche tra le tribù che si stanziarono nell’antica Vardacate (Casale appunto), e da qui sarebbe derivato il toponimo Gabiano. Anche altri toponimi in zona sono da farsi risalire proprio a termini latini, e quindi di epoca romana, come Sessana che deriverebbe dal latino Sessius. Vi sono poi le località che hanno assunto il nominativo dal fatto che, nel VI sec. d.C., vi sia stata la conquista Germanica ed ecco il loro terminare con la desinenza -engo: Varengo, Tonengo, Zoalengo, Marcorengo, etc. Anche i Longobardi e le etnie a loro legate lasciarono testimonianze apprezzabili; ad esempio i toponimi Centenato e Garimanno e l’idronimo Marca il torrente che sceso da Odalengo Grande ed attraversato Moncestino sfocia proprio in Gabiano. Tutto questo fa risultare in Gabiano uno stanziamento di Arimanni che, nella Monarchia Longobarda, erano quegli uomini liberi dall’obbligo di prestare il servizio militare. Tutto questo indica che nel territorio di Gabiano vi era un distinto insediamento Germanico che non aveva a che fare nulla dal punto di vista linguistico ed etnico con la preesistente popolazione romana.

Ma chi erano questi Arimanni? Ebbene essi erano una sorta di corpo d’ elite dell’esercito di ceppo germanico, posti nei punti chiave della conquista, presidiavano l’incrocio di strade, territori di confine, ponti, fiumi e guadi. Essi godevano di particolari concessioni territoriali (campi coltivabili, monti, colli, selve) che venivano gestite dall’elemento romano, sottomesso e ridotto in colonie, dal quale gli Arimanni sottraevano il terzo delle rendite annuali per il loro sostentamento. Un classico esempio di tale accostamento tra elemento insediativo romanico e quello nuovo dei conquistatori germanici è proprio la frazione di Sessana ove si trovano abbinate Sessana e Case Garimanno, così altri esempi vi sono nel territrio monferrino vedi Ponzano-Salabue, Fabiano-Solonghello, Sogliano-Godio e così via.

Gabiano divenne un centro importante dal punto di vista strategico-militare e che lo fosse lo indica la stessa denominazione Marca o sia sinonimo di cittadella fortificata che in tedesco indicava proprio le zone di confine e che, come termine, fu mantenuto anche dai Franchi succeduti ai germanici nel 774; Se per i primi la Marca indicava un confine, per i secondi essa costituiva una vera e propria giurisdizione territoriale che poteva rappresentare una posizione di primordine nell’Impero Carolingio. Si pensi appunto che il termine Marca andrà ad indicare la suddivisione delle vaste distrettuazioni di Liguria Occidentale, Liguria Orientale e di Torino e questo sotto Berengario II nel natale del 951 per affrontare le invasioni saracene di Liguria e Piemonte. Anche lo stesso titolo nobiliare Marchese indicava cioè il Signore della Marca. Anche la Marca di Gabiano indicava un confine, ovviamente modesto, ma fortificato come evinto dal termine cittadella con qui il senso di forte ed il cui primo stanziamento era ubicato, con molta probabilità, in Val Cerrina. Il presidio arimannico controllava così il guado e il porto sul Po esigendo il relativo pedaggio e controllando le sabbie aurifere del fiume dal quale sembra sia derivato il nome della stessa strada comunale che da Gabiano porta proprio al suddetto fiume: strada Vagliara (vallis aurea, valle dell’oro).

Suggestiva immagine di un tratto del Po, vista dalla collina di Gabiano.

Suggestiva immagine di un tratto del Po, vista dalla collina di Gabiano.

Altro toponimo importante per la storia di Gabiano è Centenato (centenario) che dimostra la presenza di un distretto sede di un funzionario, il Centenario, posto a capo della Centena, esclusiva dei gruppi arimannici organizzati dai monarchi longobardi a somiglianza del distaccamento dei Milites Limitanei (soldati di frontiera) romani. Al Centenario spettava il potere militare essendo egli a capo del nucleo armato fornito dalla Centena. Inoltre il Centenario aveva il ruolo, per la giustizia civile, di giudice, di amministratore della giustizia. Detto questo possiamo con sicurezza affermare che Gabiano vanta la presenza di insediamenti Arimanni succeduti a quelli romani i quali garantivano con la loro presenza, i confini a ovest della loro primitiva espansione e controllavano la strada e il ponte o il guado sul fiume Po. In esso fu insediato appunto il centenario con poteri giuridico amministrativi la cui presenza fu rispettata anche dai Franchi che succedettero ai Longobardi nella seconda metà dell’VIII secolo. Interessante poi far presente che per contrapporsi alle invasioni germaniche i precedenti abitanti romanici diedero vita ad insediamenti detti Casali; In gabiano ne è esempio fulgido il piccolo agglomerato che porta appunto il toponimo di Casaleto dove vi era una sorta di piccolo agglomerato fortificato in cui i romani riuscirono a contrapporsi all’invasione arimanna.

Gabiano divenne ben presto una Curtis (Corte) o Regie perché dipendeva direttamente dal Sovrano, essa fu donata come tale da Carlo Magno nel 774, con il discusso diploma di Pavia, all’abbazia della Novalesa e tale possesso fu confermato dall’Imperatore Ottone III, il 19 Luglio del 992, ai monaci di Breme nella Lomellina, località dove si erano ritirati gli stessi a causa della distruzione della loro abbazia di Novalesa da parte dei Saraceni. Altro dato da sottolineare è che la Corte di Gabiano chiamata Magna (per la sua importanza) viene ricordata spesso in documenti importanti come i diplomi redatti in diverse epoche: Ottone III (992 e 998), Benedetto VIII (1014), Corrado II (1026), Enrico IV (1099), Eugenio III (1152), Ottone IV (1200); per la sua importanza ed estensione (nei diplomi veniva citato anche il termine “Universum Territorium” indicante il fatto che i nomi elencati di località erano sotto la giurisdizione di Gabiano), in esso venivano compresi le località di: Arola, Stupnigi, Varisella, Loreto, Ruviera, Brusasco, Monasterolo, Corzano, Palazzolo, etc. Gabiano fungeva da centro economico di rilevante importanza (possedeva mercato e porto) per tutte le località ad esso legate. Gabiano rimase per ben due secoli sotto la giurisdizione abbazziale dei monaci di Breme fino a quando nel 1164 nella persona di Guglielmo IV venne annesso al Marchesato del Monferrato.

Immagine della della facciata della Chiesa Parrocchiale di San PietroGabiano con in sfondo, sulla destra, una parte del paese.

Immagine della della facciata della Chiesa Parrocchiale di San PietroGabiano con in sfondo, sulla destra, una parte del paese.

Vi fu un periodo in cui il Comune di Gabiano si resse su leggi proprie (Statuti) che lo rendevano autonomo dall’influenza del Marchesato del Monferrato infatti, nel 1422, il Marchese Gian Giacomo Paleologo con un accordo economico (ogni anno si versava al Marchese una ingente cifra), garantì la conferma della istituzione comunale e l’esenzione da imposizioni personali. Diverse furono le cessesioni di Gabiano a diverse casate nobiliari fino a quando passò come possedimento (era divenuta una contea nel 1533) ai Gonzaga che però lo cedettero a loro volta, il 29 aprile 1624, al Genovese Agostino Durazzo con il quale avevano contratto un debito di ben 29.000 ducati d’oro. Tale possedimento (marchesato) rimase in possesso della famiglia Durazzo Pallavicini fino alla morte dello stesso marchese Giacomo Filippo avvenuta nel 1922 e passò ai suoi eredi i Cattaneo Adorno Giustiniani.

Il Castello di Gabiano

Il Castello di Gabiano

 

IL CASTELLO

Non possiamo non dare alcune notizie sul bellissimo castello che si trova alla sommità della collina capoluogo di Gabiano. Il castello, proprio per la storia antica del territorio gabianese, certamente risale a prima del X secolo e in questo i catasti locali sembrano confermare tale ipotesi; infatti essi citano alcuni toponimi come: Castiglione, Castellazzo e Castel Vetere. Esse indicano voci fortificate ed in quest’ultimo toponimo, Castel Vetere, di età altomedievale vi era annessa la chiesa di Sancta Maria iusta castrum Gabiani e attestata ancora nel 1289-1299. Comunque l’attuale castello risulta attestato nel 1247 quando Bonifacio II di Monferrato riceve il Capitano imperiale per il controllo della parte dello stato sulla destra del Po contro i guelfi vercellesi. Il Castello di Gabiano, così com’è oggi,  già da lontano appare come un’immagine che rimanda romanticamente a sfide tra cavalieri dall’armatura scintillante e a dolci donzelle dalle lunghe trecce che dalla torre principale guardano l’orizzonte in attesa che i loro cavalieri tornino dalla battaglia; belle immagini di romanzesco gusto medievale ma il castello di Gabiano nella sua vera costruzione appariva un poco diverso esso era un possente casone fortificato.

Il castello di Gabiano nel 1856 disegnato da Enrico Gonin.

Il castello di Gabiano nel 1856 disegnato da Enrico Gonin.

 Così fu il marchese Giacomo Filippo Durazzo-Pallavicini che decideva nel 1907 su consulto con l’architetto Alfredo d’Antrade, la riscostruzione del catello, che versava ormai in condizioni di sfacelo, in stile medievale secondo le indicazioni e gli insegnamenti di Viollet le Duc. Tali insegnamenti furono posti in essere per il castello di Cereseto qualche anno più tardi dall’ing. Vittorio Tornielli. Per Gabiano se ne occupò l’architetto Lamberto Cusani da Parma che lavorò in Emilia con buoni risultati. E così dopo che i lavori iniziati nel 1907-08 furono bloccati dalla grande guerra del 1915-18 essi ripresero solo nel 1923 dopo la morte del Marchese Giacomo Filippo Durazzo-Pallavicini. Fu la moglie, la Principessa Matilde Giustiniani che riaffidando i lavori al Cusani termino i lavori nel 1928. Nel 1935 fu anche riconsacrata la cappella del castello dedicata a San Pietro, così come l’omonima chiesa parrocchiale. Alla consacrazione della capella, dotata di campane,  assistette anche la Regina Elena. Il castello che fu compiutamente consegnato nella sua situazione attualmente visibile,  fu terminato nel 1930. Esso appartiene oggi al Marchese Cattaneo-Adorno nipote ed erede della Principessa Matilde Giustiniani.

Veduta invernale del castello di Gabiano

Veduta invernale del castello di Gabiano

Bellissima immagine del castello di Gabiano con a sfondo le alpi piemontesi innevate.

Bellissima immagine del castello di Gabiano con a sfondo le alpi piemontesi innevate.